I Brano tatto da LABSUS
Quelle Comunità Intraprendenti che ricostruiscono la “coscienza dei luoghi”
In alcuni casi, le amministrazioni locali collaborano con queste organizzazioni (partecipando alla governance o sostenendone lo sviluppo) o le promuovono (favorendone la costituzione attraverso incentivi monetari o iniziative di animazione territoriale).
Affinché si realizzi questo processo di apprendimento istituzionale, funzionale a ridefinire il rapporto tra la pubblica amministrazione e il luogo di vita, oltre a garantire “l’autonoma iniziativa dei cittadini” la pubblica amministrazione deve valorizzare la capacità d’intraprendenza della società civile e le diverse modalità attraverso cui essa si concretizza. Le Comunità Intraprendenti sono alcune di queste modalità di ”autonoma iniziativa” e riconoscerne il valore aggiunto vuol dire ripensare il modo di essere comunità (perché si condivide lo stesso luogo di vita) e sentirsi comunità (perché si vuole farne parte) e creare un nuovo sistema di relazioni che leghi tra loro i diversi attori locali pubblici e privati. Se ragionare in termini dicotomici (Stato-Mercato) o tricotomici (Stato-Mercato-Comunità) è funzionale per mettere in evidenza il ruolo che ciascuno attore può (o dovrebbe) svolgere in un’ottica (idealmente) di complementarietà, quando si parla di comunità locale la pubblica amministrazione non deve essere vista come un soggetto estraneo. Solo iniziando a pensare alla comunità locale come un soggetto corale, formato da tutti gli attori che sono presenti al suo interno, compresa, quindi, la pubblica amministrazione, è possibile attuare davvero il principio alla base dell’amministrazione condivisa, dove tutti i vari membri della comunità si relazionano tra loro come alleati e si impegnano “coralmente” per riconoscere e soddisfare i bisogni e gli interessi della comunità locale.
Solo in un’ottica di amministrazione condivisa, e cioè di coesistenza, complementarietà e relazionalità tra istituzioni pubbliche, private e società civile, le comunità locali possono realmente autogovernarsi, orientare la produzione e il consumo di beni e servizi locali e formare un “patto corale di luogo” in cui il bene comune prevale sugli interessi individuali. Solo così esse possono riappropriarsi del proprio destino e contribuire al processo di trasformazione culturale necessario per (ri)costruire una “coscienza di luogo”, cioè il senso di appartenenza, responsabilità e cura verso il proprio luogo di vita e la consapevolezza di poter contribuire a orientarne il cambiamento sociale, economico e ambientale.
Jacopo Sforzi è ricercatore senior presso Euricse. PhD in Sociologia economica presso l’Università di Brescia, si occupa di istituzioni e sviluppo locale, con particolare riguardo al capitale sociale, ai modelli cooperativi e alle diverse forme di organizzazione delle comunità locali.
II Brano tratto da
Dal 2 gennaio 2011 alla Stazione FS di Boscoreale: il murale di Liberato Otarebill Aliberti
Il pensiero dell’autore è rivolto all’associazione Stella Cometa di Boscoreale che, dal mese di novembre 2009, ha riportato in vita la vecchia stazione FS, abbandonata e lasciata morire dallo Stato che governa. E’ stato dato al popolo ciò che è un suo diritto, uno spazio libero, dove non circolano più i treni, ma la cultura, la solidarietà e le idee.
“Ho sviluppato questa idea speculando sul potere dell’ “immaginazione” come proprietà che ogni individuo dovrebbe recuperare ed esercitare attraverso le attività culturali e sociali, come quelle che la vostra associazione promuove.
Il tentativo quindi di esaltare quello che probabilmente risulta essere l’unico “potere buono”, è stato il mio obiettivo ed è risultato della mia convinzione: solo attraverso il riscatto delle forze immaginifiche si possono pre-vedere e auspicare mondi altri e migliori.”
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