Un po’ di psico-ecologia
È a livello profondo dei sentimenti che bisogna lavorare se si vuol dare luogo ad un incontro nel quale ciascuno si riconosca e si senta riconosciuto nella unicità della sua individualità e nel suo valore di persona. I sentimenti sono alla base del comportamento; il comportamento è la totalità osservabile delle azioni e delle reazioni d’un individuo; in massima parte esso viene determinato dai sentimenti che dicono come la persona sente le cose, che cosa significano per lei, che piacere le procurano; sono dei gradienti di piacere e di gratificazione.
In un certo senso i sentimenti sono il comportamento allo stato potenziale; predispongono l’individuo a comportarsi in un determinato personalissimo modo.
Qui siamo alla radice della personalità, nel suo nucleo più originario dove si hanno i germogli, innati o acquisiti, di quelle che saranno le strutture e le manifestazioni della persona, gli habitus o stili del suo vivere.
Nel nostro discorso il lavoro sui sentimenti si configura come un’opera di bonifica del proprio bacino interno da quanto ha di negativo, e di liberazione e di coltivazione di quanto vi si riscontra di buono. È una specie di psico-ecologia, un lavoro di pulizia e di salvaguardia del proprio ambiente interno al fine di neutralizzare quei sentimenti negativi che intossicano mente e cuore e, di conseguenza, le reazioni e le relazioni.
Lo psichiatra e psicologo Roberto Assagioli (1888-1974), più grande che noto, nel volume L’atto di volontà, una delle sue 300 pubblicazioni, parla di contaminazione e di igiene emotiva; lamenta che di fronte ad una sempre più vigile sensibilità per la tutela dell’ambiente naturale non si acquisisca un’altrettanta sensibile coscienza psico-ecologica contro l’inquinamento interiore. Dice che i sentimenti negativi sono miasmi, autentici <<veleni psicologici che impregnano l’atmosfera psichica>> e che <<si trovano alla radice di un vasto numero di problemi sia dell’individuo che della società>>.
I sentimenti tossici più comuni sono: l’odio, l’invidia, il pessimismo, l’ansia patologica, la passività, la ricerca della dipendenza, la illimitatezza delle ambizioni, la brama di prevalere e di dominare.
Sempre nelle stesse pagine suggerisce il modo per neutralizzarli: ritirare deliberatamente l’attenzione da essi. Egli parla di respirazione e alimentazione psicologica; dice che l’attenzione ha potere nutritivo: concentrare attenzione e interesse su un sentimento – pensarci con insistenza – equivale ad alimentarlo e ad intensificarlo. L’attenzione crea presenza e vitalità; si dice infatti nutrire un sentimento di simpatia, di odio, d’invidia… Al contrario un sentimento si smorza fino ad estinguersi se gli viene sottratta l’attenzione. Una tecnica forse non facile; ma l’unica efficace.
Si compie così un lavoro non soltanto di disintossicazione interiore che si riflette positivamente sulla qualità delle relazioni, ma anche di disinvestimento della propria energia affettiva che rimane disponibile per essere canalizzata su sentimenti positivi; tra questi i più importanti sono: il rispetto, l’amore, il senso della misura, il primato della ragionevolezza, la disponibilità verso ciò che è vero e bello, la gioia di vivere e di costruire qualcosa, un rapporto di armonia e di vibrazione con la natura, l’apertura verso l’Assoluto inteso come realtà e/o come persona.
Una persona migliora veramente la qualità della propria comunicazione soltanto bonificando la falda dei suoi sentimenti; essa ha questa singolare proprietà: può mettersi di fronte ai suoi molteplici impulsi e decidere a quale negare e a quale dare attenzione e libero corso.
Una delle verità più preziose che ritengo di aver osservato è che noi possiamo cambiare la nostra vita cambiando i nostri sentimenti. La pace e la guerra nascono nel cuore quale sede dei sentimenti, là dove nasce l’amore per la pace o per la guerra. Tutto ciò che segna profondamente la vita e la storia: le rivoluzioni, il fanatismo, la santità, le crociate di ogni genere, le costruzioni e le distruzioni, il sacrificio degli eroi o dei genitori o di certi servitori dell’umanità, trae la sua forza dai sentimenti. Le idee da sole sono sterili; per animare hanno bisogno di essere animate da un sentimento.
Le cose, i fatti, le persone, i problemi sono quelli che sono per il 50%; per il 50% rimanente sono come li vediamo noi, e noi li vediamo come vogliamo vederli, più precisamente come i nostri sentimenti ci inducono a vederli. Abbiamo una vista e un udito selettivi: vediamo e sentiamo soltanto ciò che vogliamo vedere e sentire. Proprio come dice il proverbio: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
In un testo della letteratura buddista si legge: <<Tutto ciò che vi è di male, connesso al male, appartenente al male, tutto nasce nella mente. Tutto ciò che vi è di buono, connesso col bene, appartenente al bene, tutto nasce nella mente>>. (Nyanaponika Thera, Il cuore della meditazione buddista)
Brano tratto dal libro “ Dalle parole al dialogo” di Giuseppe Colombero
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